Basi della Street Photography - L'iperfocale

Pubblicato: Sabato, 19 Novembre 2016 Scritto da Diego Bardone

Gay Pride - Milano 2016

La fotografia di strada è un genere assai complesso e variegato, basti pensare a due mostri sacri come Doisneau e Bruce Gilden: entrambi maestri ma fondamentalmente agli antipodi tra loro. Ognuno di noi, nel suo piccolo, ha fondamentalmente il proprio approccio e la propria tecnica. Quella più comunemente usata quando si scatta in strada è quella che prevede l'uso dell'iperfocale o del prefocus, il che comporta l'esclusione dell'autofocus (ove presente ovviamente) procedendo ad una messa a fuoco manuale.
In soldoni si cerca una zona franca in cui avere ogni possibile soggetto incluso nel frame a fuoco in maniera accettabile.

Tecnicamente la distanza iperfocale è la distanza di messa a fuoco che permette la maggior profondità di campo possibile considerando il rapporto tra la lunghezza focale dell’obiettivo utilizzato e il diaframma cui è impostato. Il tutto si ottiene aumentando al massimo quella che è la cosiddetta profondità di campo. Come fare? Semplice si diaframma intorno a valori compresi tra f/8 ed f/11 (che poi sono quelli più usati dagli street photographers) e si regola di conseguenza la messa a fuoco. Se l’obiettivo è provvisto, sul barilotto, della doppia scala diaframmi/distanza, si imposta sulla destra ad infinito il riferimento e di conseguenza osservando la scala delle distanze si vedrà la distanza minima di messa a fuoco in base al diaframma: tutto ciò che è compreso tra i due riferimenti risulterà a fuoco. Più il diaframma è chiuso più la distanza minima per avere tutto a fuoco diminuirà così come questa distanza diminuirà in base all'ottica usata (più "corta" è meglio è…28mm - 24mm - 20mm e così via).

Un esempio di iperfocale. Impostando il diaframma ad f/8 e spostando la posizione infinito della ghiera di messa fuoco fino al riferimento in basso a destra (relativo appunto ad f/8), avremo a disposizione una profondità di campo che si estende da 1,7m all'infinito.

Tanto per fare un esempio pratico (ma nel caso ci sono tabelle sparse ovunque nel web), macchina full frame con un obiettivo 28mm e diaframma f/8, la distanza iperfocale è leggermente inferiore ai 4 metri. Il che vuol dire che regolando il fuoco più o meno a quella distanza avremo la nostra nitidezza estesa dalla metà della distanza minima (2 metri circa ovviamente) fino all'infinito. Se l'accoppiata distanza/diaframmi non è riportata sull’obiettivo, si può utilizzare la scala metrica presente in ogni menù delle nostre macchine fotografiche. Queste scale spesso non sono precise ma con un minimo di pratica si ovvia a questo fondamentalmente piccolo inconveniente.
Questo è il sistema più comunemente usato quando si fa street photography, il perché è lapalissiano: si setta la macchina in anticipo per avere poi la libertà di scattare, comporre e cogliere il fatidico "attimo", avendo la mente totalmente sgombra da altri pensieri.

 

Gay Pride - Milano 2016


Personalmente amo scattare a diaframmi abbastanza aperti, di regola f/4, il che mi da modo di avere un certo stacco tra il soggetto e lo sfondo, pur mantenendo lo sfondo assolutamente leggibile (un buon soggetto deve avere anche un buono sfondo, pena l'avere delle foto "monche"). E' ciò che preferisco ma va da se che ogni immagine fa storia a sé. Spesso faccio della pazienza e dell'attesa una sorta di virtù, per cui regolo in anticipo (usando l'autofocus con il punto di fuoco selezionato dove prevedo che "cada" il soggetto) fuoco e diaframma e attendo che "qualcosa si materializzi". Questo ovviamente quando trovo un contesto che mi attira e che mi fa presupporre che qualcosa di particolare possa accadere. Se invece mi capita di vagabondare senza meta in cerca del fatidico "cogliere l'attimo", allora uso come tutti il prefocus di cui abbiamo parlato poc'anzi.

Ormai usiamo tutti l'autofocus ma il fuoco manuale ha dal mio punto di vista l'innegabile vantaggio di lasciar libero chi scatta e di farlo preoccupare solo ed unicamente del perché e mai del come (le due cose si accoppiano male dal mio punto di vista). Oltretutto in fotografia, in questo genere preciso, un leggero fuori fuoco o un leggero mosso non hanno mai inficiato la riuscita di uno scatto, ammesso ovviamente che lo scatto "ci sia". Figli del digitale, ambiamo tutti alla perfezione ma la perfezione attiene forse al solo buon Signore, per cui le paranoie che spesso molti si fanno sulla nitidezza in fotografia sono assolutamente senza senso e poi il buon HCB era solito dire che la nitidezza è un concetto borghese e se lo diceva lui.

 

Gay Pride - Milano 2016


Per il resto sono un old fashioned man, per cui non amo per nulla inquadrare usando il monitor della macchina (senza un mirino mi sento perso) e rare volte scatto senza inquadrare, ma ovviamente questo attiene al gusto personale. Ognuno deve trovare la propria via e fondamentalmente nessuna è sbagliata se l'intento è quello giusto.
Ha di sicuro poco a che fare con la tecnica ma l'avvento delle mirrorless di ultima generazione è stata una vera e propria manna dal cielo per coloro che praticano questo genere e non hanno mai avuto la giusta pecunia per potersi permettere una Leica. La qualità di immagine è ottima e ha poco o nulla da invidiare a quella delle sorelle maggiori (le Reflex ovviamente), la maneggevolezza e la versatilità sono impagabili (in pratica si scatta come ai vecchi tempi senza mai passare da un menù), il peso è praticamente inesistente e la discrezione assicurata, se poi gli obiettivi avessero anche riportate le scale a cui si accennava sopra, saremmo quasi allo stato dell'arte della fotografia di strada (ad un costo pressoché accessibile ai più).

 

Eccomi al lavoro

Sappiamo come fare, abbiamo il corredo giusto (prediligo due corpi macchina con due ottiche differenti…il che è l'ennesimo vantaggio in fatto di tempo e scelte immediate) e allora siamo pronti per invadere le nostre città. Si parte: un, due, tre…via! Tempo…al giorno d'oggi nelle nostre città ci sono più soggetti fotografabili che esseri umani, per cui "alzare" l'oggetto di cui sopra e puntarlo verso qualcosa o qualcuno è estremamente semplice e non comporta quasi mai conseguenze (viviamo in un mondo dove siamo tutti reciprocamente trasparenti) ma all'atto pratico poi "partorire" una immagine che abbia un minimo di senso non è poi così facile. E allora dobbiamo tutti aver ben presente il perché lo facciamo. Quando avremo trovato il "perché", con la conoscenza del "come", allora sì saremo pronti a lasciare la nostra piccola traccia per coloro che verranno dopo di noi. Fotografare ad minchiam qualsiasi cosa si muova o respiri è troppo semplice e non porta da nessuna parte o meglio porta ad osservare un mare di cose senza capo ne coda (il web ne è pieno zeppo) fatte da pseudo fotografi/amatori che non hanno la benché minima idea di quello che fanno e oltretutto millantano "cose" che poi nella realtà dei fatti non hanno nessun riscontro.

 

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